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16 Marzo 2020

Aziende italiane all’estero: il ruolo cruciale dell’Expat

Expat: svantaggi

Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera.
Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato.

Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera.
Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato.

Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera.
Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato.

Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera.
Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato.

Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera.
Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato.

Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera.
Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato.

Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.

Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera.
Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato.

Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi

I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.

Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera.
Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato.

Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi

I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.

Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera.
Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato.

Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali.
Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.

Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi

I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.

Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera.
Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato.

Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali.
Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.

Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi

I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.

Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera.
Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato.

Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati

Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.

Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale.
Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale.
Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza).

Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare.

La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Aziende italiane all’estero e Expat: ecco perché questi ultimi hanno un ruolo cruciale. Nel 2017 le aziende a controllo italiano all’estero erano 23.727 (secondo la pubblicazione di Novembre 2019 dati Istat). Il numero comprende sia gli spostamenti di aziende dovute alla delocalizzazione di alcune funzioni sia l’apertura di nuove branch per l’apertura di business a livello internazionale. Anche l’ICE conferma il trend di apertura di branch, difatti il numero di dipendenti di aziende e imprese controllate dall’Italia è diminuito del 2,9% a favore di contratti di espatrio e ciò ha portato ad un aumento del fatturato dell’8,3%, facendo registrare un incremento in termini assoluti di 40 miliardi di Euro (dati pubblicati da Qui Finanza). Sempre più aziende italiane scelgono di “espatriare”, oltre il loro prodotto, anche il management. La volontà è quella di esportare non solo il know-how della casa madre, ma anche una cultura e un modo di pensare. La nostra expertise e la conoscenza culturale ci hanno permesso di affiancare le società italiane nella ricerca e selezione di figure di expat, contro l’offerta dei competitor locali, nei quali però manca la conoscenza della componente culturale di provenienza. Ad esempio, la nostra esperienza diretta in US ci ha spesso trovati a fianco delle branch locali di aziende italiane, che in noi hanno riconosciuto un ponte di contatto culturale con l’headquarter, oltre che la conoscenza e presenza sul territorio d’oltreoceano. La nostra selezione pertanto, prima ancora di partire dalla tipologia di ruolo e settore, parte con l’idea della persona potenzialmente più adatta per il contesto estero, che funga anche da brand ambassador dell’azienda.

Expat: i dati
Dagli ultimi dati AIRE pare che il numero di espatriati abbia superato i 5 milioni, di cui buona parte legata agli spostamenti di dipendenti dalla casa madre alla branch estera. Lo scenario a cui assistiamo è che, soprattutto in fase di startup di un ufficio estero, l’impresa di origine tende a strutturare la direzione della controllata con professionisti italiani. Questa scelta premia la conoscenza pregressa dell’azienda e dei suoi obiettivi. È connessa quindi alla possibilità di avere dipendenti di fiducia cui delegare l’apertura dell’attività e/o del nuovo mercato. Spesso chi ricopre i ruoli apicali mostra tratti comuni. Tra questi, la determinazione alla crescita professionale, la curiosità verso esperienze internazionali, le competenze di mercato e settore e il rapporto di fiducia con l’azienda. Di norma questi professionisti ricoprono, al rientro dall’esperienza estera di startup, ruoli apicali in casa madre; in alcuni casi decidono, per interesse da entrambe le parti, di continuare l’esperienza internazionale.
Expat: vantaggi
I pro di avere expat coinvolti nell’apertura di nuove branch sono evidenti da entrambe le parti, lato azienda e lato candidato. Per le aziende si tratta di avere un professionista di fiducia, che conosce le dinamiche aziendali e ne condivide gli obiettivi. Esso mantiene una forma mentis in comune con l’headquarter e, maturando conoscenza approfondita del mercato in cui è localizzato, costituisce un bagaglio utile per l’azienda stessa. Al contempo, il professionista è per l’azienda collaboratore attivo nel costruire la branch, veicolando i principi, valori e obiettivi della casa madre a tutti gli altri dipendenti, expat o locali. Stiamo qui dipingendo uno scenario ideale, ma che funziona nella maggior parte dei casi.
Expat: svantaggi
Di contro, esistono alcuni svantaggi nel far ricoprire ruoli apicali da expat piuttosto che da locali. Innanzitutto è necessario selezionare professionisti ben propensi ad essere dislocati all’estero per un lasso temporale medio-lungo. Un expat inoltre non potrà avere dall’inizio la stessa conoscenza del mercato di un professionista locale. In terzo luogo, gli espatriati sono spesso legati, in termini di legge, a permessi di lavoro e “pacchetti” di espatrio più complessi. Essi infatti devono costruire ex novo non solo la parte professionale ma anche ogni aspetto della vita quotidiana (alloggio, sanità, etc..). Da quest’ultimo punto di vista ci ritroviamo di frequente a supportare aziende non strutturate in questi termini, attraverso una consulenza dedicata. Premessa la breve analisi di pro e contro verifichiamo, da nostre esperienze dirette e indirette, che un expat in ruoli strategici permette la costruzione di relazioni stabili e di fiducia. Esse agevolano il business dal lato azienda e, dall’altro, presentano professionalità sul mercato con skill importanti in termini di flessibilità e competenze.   Leggi anche: 2 Buoni motivi per vivere a Bologna… e lavorarci! Controllo qualità: aumenta l’attenzione sulla funzione Reclutamento a livello Executive   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

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