
Cacciatori di teste o advisor? Come l’AI sta trasformando il settore HR
Gallesi (Hunters Group): nuove sfide per i recruiter alla ricerca di skill e di una gestione migliore
Il nuovo Barometro sullo Stato dell’Industria di ECSSA – la Federazione Europea delle Associazioni di Ricerca e Selezione ed Head Hunting che vede la partecipazione di sei paesi membri: Francia, Germania, Italia (membri fondatori), Belgio, Spagna e Lussemburgo – fotografa un settore in evoluzione, che affronta sfide complesse, ma che mostra anche segnali di ripresa e adattamento. L’indice consolidato dell’industria si attesta a 83,3, in calo di 3,1 punti rispetto al trimestre precedente. Un dato che riflette un clima di maggiore cautela, ma che lascia spazio anche all’opportunità di rafforzare il valore strategico delle attività di consulenza, risorse umane comprese. “Il settore delle risorse umane ha vissuto, negli ultimi anni, una serie di rivoluzioni epocali che hanno completamente cambiato il modo in cui le persone percepiscono il lavoro. Questo ha un impatto notevole anche sulla ricerca e selezione di personale. Secondo i dati dell’indagine di ECSSA State of the Industry Barometer & Additional Questions, che analizza gli ultimi trend del settore, chi si occupa di HR non è più un semplice cacciatore di teste (soltanto l’1% degli intervistati non percepisce i recruiter come advisor, ad esempio), ma ha un ruolo molto più strategico e fondamentale per i candidati che affidano a consulenti di fiducia le proprie carriere. E in tutto questo, anche la tecnologia e l’intelligenza artificiale stanno profondamente cambiando società e organizzazioni. L’AI ha il potenziale straordinario di abbattere barriere: può rendere accessibili informazioni e servizi a persone con disabilità ed essere facilitatore dell’integrazione tra culture e generazioni distanti. Le aziende devono investire nella ricerca e nello sviluppo di un’AI che sia intrinsecamente inclusiva e che promuova la cooperazione internazionale. Solo così potremo realizzare appieno il potenziale trasformativo di questa tecnologia”, precisa Joelle Gallesi, Managing Director di Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale qualificato e membro del Consiglio Generale di Assoconsult.
Intelligenza artificiale e selezione: un’alleanza sempre più solida
In media, l’83% dei professionisti – con punte superiori al 90% in Paesi come Lussemburgo e Spagna – utilizza quotidianamente strumenti di AI nei processi di selezione, sfruttandoli soprattutto per lo screening dei CV e l’analisi predittiva. In Italia il dato si attesta intorno al 73%, ma le aziende del nostro paese stanno cercando di colmare questo gap. Il 76% degli intervistati, ad esempio, usa l’intelligenza artificiale come supporto nella stesura degli annunci, il 62% per identificare potenziali aziende clienti, il 37% per la gestione di attività routinarie e ripetitive e solo il 15% per la valutazione delle competenze e dei candidati.
Candidati più cauti nel cambiare lavoro e più inclini a rifiutare le offerte
Negli ultimi tre anni si è osservata una riduzione della propensione al cambiamento lavorativo, accompagnata da un aumento sempre più alto dei rifiuti di offerte: il 36% conferma di aver notato una minore volontà di valutare nuove opportunità professionali, un dato decisamente più alto (16%) di coloro che dichiarano di aver incontrato candidati molto più disposti a cambiare. Non solo: il 77% dei professionisti coinvolti nell’indagine ha dichiarato che il tasso di rifiuto è notevolmente aumentato rispetto al passato, rispetto al 19% che non ha notato questo incremento. “Attrarre i candidati giusti e mantenere alto il livello di fiducia nella propria azienda e nei propri manager è la vera sfida del momento. Non si tratta più solo di offrire uno stipendio competitivo, ma di costruire un contesto in cui le persone si sentano ascoltate, valorizzate e coinvolte. Le aziende che sapranno investire in cultura organizzativa, benessere e leadership empatica avranno un vantaggio competitivo reale nel medio-lungo periodo”, aggiunge Joelle Gallesi. Il work-life balance e la solidità dell’azienda sono oggi fattori decisivi nella scelta dei candidati. Ed è su questi elementi che le aziende dovranno costruire le strategie di talent attraction e talent retention. “Oggi il nostro ruolo non si limita più alla ricerca puntuale di figure specializzate, ma risponde alla richiesta da parte delle aziende di un partner esperto per confrontarsi sulle strategie HR e di Recruiting di medio-lungo termine. Il 90% dei consulenti europei di Executive Search, infatti, conferma di essere interpellato proprio per la profonda conoscenza del mercato, dei processi aziendali e delle dinamiche internazionali, oltre che per la capacità di operare ed interpretare un contesto caratterizzato dallo skill shortage e dalla crescente sfiducia individuale, come evidenziato dalla nostra recente survey”, precisa Valerie Schena Ehrenberger, CEO di Valtellina Lavoro, società di ricerca e selezione del personale, Vicepresidente di Assoconsult e appena rieletta come Presidente ECSSA.
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