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24 Gennaio 2023

Intelligenza artificiale, ChatGpt “ruberà” il lavoro agli umani?

Secondo una survey di Hunters Group solo il 15% degli italiani considera plausibile l’ipotesi e solo per alcune specifiche mansioni. 

Le macchine “intelligenti” sostituiranno gli esseri umani? In Italia solo il 15% ritiene che strumenti come ChatGpt possano sostituirsi completamente agli esseri umani per alcune mansioni lavorative. Il 40,5%, invece, non lo ritiene possibile per nulla, considerando insostituibile il valore aggiunto della persona nella quotidianità lavorativa. Il restante 44,5%, ovvero la maggioranza degli intervistati, sostiene che in parte queste novità tecnologiche potranno influire su alcune professioni per come le conosciamo oggi, magari portando anche dei benefici alle attività e ottimizzandole. A svelare lo scenario è un sondaggio di Hunters Group, che ha coinvolto in Italia circa 800 candidati.

Uffici popolati solo da robot, ma anche macchine che ruberanno il lavoro agli umani: sono questi gli stereotipi più diffusi legati all’intelligenza artificiale. Una visione affascinante, per certi versi, ma che ha evidentemente poco a che fare con la realtà.  “L’intelligenza artificiale – precisa Salvatore Caruso, manager di JHunters, brand di Hunters Group – può essere un grande alleato anche per il mercato del lavoro, ma di certo non sostituirà mai gli esseri umani che, però, trarranno grandissimi vantaggi dall’applicazione della tecnologia. Pensiamo, ad esempio, al tempo risparmiato dalle persone se un robot si occupa di svolgere attività quotidiane ripetitive, noiose e a scarso valore aggiunto. Occorre, secondo me, un cambio di punto di vista: l’AI non sostituirà mai le capacità umane, ma ne aumenterà il potenziale e le integrerà. Ad oggi, tra l’altro, l’intelligenza artificiale ha creato più posti di lavoro di quanti ne abbia fatti perdere (dati Ocse). Ed è da questo che dobbiamo partire”.

AI come leva competitiva per Customer care e Sales

Quali sono dunque i settori che potrebbero beneficiare di queste novità? Secondo Hunters Group, l’impiego di chatbot nell’ambito customer care non è certamente una novità. “L’avvento della ChatGpt e dei suoi algoritmi estremamente sofisticati non potrà che favorire dunque un maggiore uso di tale strumento nel settore”, spiega la società. Ma l‘aumentata capacità di ricreare un linguaggio naturale, potrebbe far ipotizzare a un impiego dell’AI anche nell’ambito Sales. Non più, quindi, chatbot solo per la gestione del cliente, ma AI capaci di contribuire alla sua acquisizione. “D’altro canto – aggiunge Hunters Group – è logico supporre che un tale impiego potrà essere più efficace soprattutto in processi di vendita a bassa complessità, come le vendite telefoniche, soprattutto laddove la gestione del processo, ad oggi, è affidata a figure professionali poco qualificate”.

Possibili benefici anche nella creazione di contenuti digitali

Un altro settore che potrebbe vedere un notevole impiego della ChatGpt è poi il mondo Digital, ovviamente come strumento applicato alla creazione di contenuti digitali. I nuovi algoritmi consentono infatti all’AI di creare testi e persino immagini originali (in questo caso parliamo dell’AI Doll-E). L’impiego dell’AI faciliterebbe non poco il lavoro di content creator e di copywriter. L’utilizzo di sistemi di AI per creare prodotti digitali potrebbe lanciare nuove sfide legata al mondo Legal. Potrebbe non essere semplice, infatti, determinare quanto un prodotto creato con ausilio di algoritmi istruiti possa essere considerato di fatto “originale”. Di conseguenza l’impiego quindi di AI potrebbe innescare nuovi dibattiti sul tema copyright e rendere sempre più necessari professionisti Legal specializzati in queste tematiche.

Competenze digitali e soft skill al centro delle figure del futuro

“L’impiego di AI e la loro integrazione nella vita lavorativa, a prescindere dal settore di riferimento, comporta la necessità di avere figure IT capaci di sviluppare, integrare e aggiornare questi nuovi strumenti, per renderli fruibili per la loro applicazione del mondo del lavoro”, conclude Hunters Group.
“Se volessimo tratteggiare, a grandi linee, il mercato del lavoro 2023 – conclude Salvatore Caruso – potremmo dire che saranno sempre più indispensabili le competenze digitali e le soft skill.  Ci sarà, senza dubbio, una crescente domanda, da parte delle aziende, di professionisti con solide conoscenze tecnologiche ed informatiche, ma anche capaci di analizzare e interpretare dati, con spiccato pensiero critico e di problem solving”.

 

 

 

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