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27 Giugno 2022

La figura del Manager deve adattarsi alla new normal

Per gestire le aziende e contrastare le grandi dimissioni serve un nuovo manager che sia un coach in grado di guidare gruppi di lavoro più diversificati.

Leader strategici, molto preparati, in grado di gestire team complessi, attenti agli aspetti di Diversity & Inclusion e al bilanciamento tra vita professionale e vita privata del team. È questo, in sintesi, l’identikit del Manager in grado di guidare le aziende oggi che vogliano riuscire a limitare un approccio molto liquido del mercato.

Un impiegato su due dichiara infatti di voler cambiare lavoro entro l’anno, con driver molto diversi: work-life balance, welfare, crescita professionale tra i principali. Meno rilevanti ad oggi sono fattori come la vicinanza a casa e il solo elemento economico. Queste dinamiche sono ormai evidenti in quasi tutti i settori, in particolare quelli a maggior attrattività professionale, tra i quali spicca ad oggi l’ambito energetico.

Garantire la continuità di impresa e la marginalità aziendale in parallelo rispetto ad una struttura organizzativa in grande cambiamento è indubbiamente una delle sfide che deve posti il manager del 2022, gestendo figure professionali giovani o meno giovani, tutte coinvolte in un processo di revisione della propria carriera.

“Le complessità di questo fenomeno”, precisa Federico Mataloni, Senior Partner di Executive Hunters, brand di Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale, “sono evidenti in particolare nei settori energetico, IT & Digital, ma anche su segmenti di nicchia come il farmaceutico o la micromeccanica. Le figure oggetto di maggiore cambiamento ad oggi operano in ambito finanziario, commerciale ed ingegneristico”.

È mutato radicalmente il modo di lavorare e, di conseguenza, anche i Manager hanno dovuto adattarsi al new normal. Stiamo vivendo un periodo molto complesso che richiede grande capacità di adattamento ed elevata preparazione. Chi si trova a guidare un team di risorse, che magari lavorano da remoto da ogni parte del mondo, deve esser in grado di comprendere le caratteristiche e le potenzialità di ciascuno per fare emergere il talento e raggiungere gli obiettivi di business stabiliti.

Da un sondaggio condotto dal team di Executive Hunters, effettuato tra circa 1000 aziende e candidati, emerge un quadro ben definito e chiaro: un buon Manager deve essere molto preparato (30%), deve saper guidare team eterogenei, multi-generazionali e multi-etnici (30%) e deve prendere decisioni molto rapidamente per adattarsi a un mercato in costante evoluzione e sempre più competitivo (40%).

Per definire un buon manager si possano usare tre parole: visione, preparazione e ascolto. È indispensabile avere una visione chiara dell’azienda, del business e del mercato che deriva sia dall’esperienza, sia dalla formazione.

“I nostri corsi di laurea e i nostri master”, aggiunge Federico Mataloni, “sono tra i più apprezzati anche all’estero per l’offerta didattica e per la qualità dei contenuti; sono cresciuti negli ultimi anni, infatti, gli studenti stranieri che hanno scelto il nostro paese per formarsi. Anche la capacità di ascolto è determinante: è finita l’epoca del manager chiuso nel suo ufficio e irraggiungibile. Per mantenere elevati i livelli di engagement delle persone, lavorare bene e raggiungere gli obiettivi di business è fondamentale che ci siano scambi continui e feedback puntuali”.

Oggi dobbiamo pensare ad un manager come a un coach che lavora a stretto contatto con le proprie risorse e che è in grado di ascoltarle, guidarle e risolvere eventuali problemi.

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