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30 Gennaio 2023

Mercato del Lavoro: quale sarà il futuro con l’avvento di ChatGPT?

Uffici popolati solo da robot, ma anche macchine che ruberanno il lavoro agli umani. Sono questi gli stereotipi più diffusi legati all’intelligenza artificiale. Una visione che potremmo definire affascinante, per certi versi, ma che ha poco a che fare con la realtà. Soprattutto se consideriamo quanto ormai sia chiaro a tutti che non può esistere applicazione di AI senza ideazione, progettazione e costante intervento umano.

 

Un principio chiave questo che, però, non sembra smuovere le preoccupazioni del grande pubblico che continua a discutere appassionatamente sugli impatti dell’evoluzione di innovazioni come l’AI generativa e i nuovi strumenti di Natural language processing, come ChatGPT. Motivo per cui, abbiamo voluto comprendere meglio quale sia oggi la reale percezione del mercato del lavoro in questo senso, attraverso una recente indagine di Hunters Group che abbiamo analizzato approfonditamente, anche in vista della prossima edizione del HR Directors Summit – l’evento dedicato al mondo delle Risorse Umane, organizzato da Business International – Fiera Milano e previsto, all’interno del Business Leaders Summit, il prossimo 14 e 15 giugno 2023 presso l’Allianz MiCo – Milano Convention Centre -, per capire i connotati di una visione del futuro che, come accaduto spesso anche in passato nei periodi di grande rivoluzione tecnologica, potrebbe non corrispondere alla realtà.

 

IL VERO IMPATTO DELL’AI SUL MONDO DEL LAVORO

“L’intelligenza artificiale– precisa Salvatore Caruso, Manager di JHunters, brand di Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale – può essere un grande alleato anche per il mercato del lavoro, ma di certo non sostituirà mai gli esseri umani che, però, trarranno grandissimi vantaggi dall’applicazione della tecnologia. Pensiamo, ad esempio, al tempo risparmiato dalle persone se un robot si occupa di svolgere attività quotidiane ripetitive, noiose e a scarso valore aggiunto. Occorre, secondo me, un cambio di punto di vista: l’AI non sostituirà mai le capacità umane, ma ne aumenterà il potenziale e le integrerà. Ad oggi, tra l’altro, l’intelligenza artificiale ha creato più posti di lavoro di quanti ne abbia fatti perdere (dati OCSE). Ed è da questo che dobbiamo partire”.

Proprio in questo contesto, tra l’altro, si inserisce la recente vicenda di ChatGPT, il sistema di Intelligenza Artificiale della società OpenAI, che ha già attirato l’attenzione di Microsoft, che sarebbe pronta ad investire 10 miliardi di dollari per accaparrarsi il software e implementarlo nel suo motore di ricerca Bing. ChatGPT, in sostanza, risponde ai diversi tipi di richieste degli utenti, imitando lo stile di conversazione umana. Uno strumento che ha davvero infinite applicazioni, dal customer service alla creazione dei contenuti.

Nonostante questo, però, se guardiamo ai dati della ricerca di Hunters Group, si può notare come, alla domanda riguardante la possibilità che le macchine sostituiscano gli esseri umani sul posto di lavoro, solo il 15% degli intervistati ritiene che strumenti come ChatGPT possano sostituirsi completamente agli esseri umani per alcune mansioni lavorative. Il 40,5%, invece, non lo ritiene possibile per nulla, considerando insostituibile il valore aggiunto della persona nella quotidianità lavorativa. Il restante 44,5%, ovvero la maggioranza degli intervistati, sostiene che in parte queste novità tecnologiche potranno influire su alcune professioni per come le conosciamo oggi, ma non in maniera esclusivamente negativa, anzi magari portando anche dei benefici alle attività e ottimizzandole.

 

 

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