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19 Dicembre 2022

Più green, più lavoro, più business. La ricetta legata ai Green Jobs

di Costanza Magnaghi 

Anno dopo anno, le conferme si accumulano: le aziende che fanno scelte green migliorano le proprie performance e la propria competitività, e generano occupazione qualificata. E, complici la crisi energetica e quella climatica, anche in Italia si moltiplicano le opportunità di trovare un lavoro… verde

Per avere un quadro dei lavori verdi in Italia il riferimento obbligato è da anni il Rapporto GreenItaly, realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere e giunto alla tredicesima edizione.

Secondo lo studio, nel nostro Paese le aziende che possono definirsi Green superano di parecchio il mezzo milione (per la precisione sono 531.170), sono concentrate per oltre il 50% in cinque regioni, in particolare Lombardia, Veneto, Lazio, Campania ed Emilia Romagna e, dato questo davvero fondamentale, danno ormai lavoro a più di 3 milioni di persone.

L’Italia primeggia a livello europeo per quanto riguarda il tasso di riciclo sul totale dei rifiuti, facendo segnare un clamoroso 83,4% (la media Ue è del 53,8%, la Germania, seconda in classifica, si ferma al 70%), mentre tra il 2017 e il 2021 un’impresa su tra ha effettuato investimenti green.

Scelte Green che spesso si traducono, secondo il rapporto, in miglioramenti delle performance: tra le aziende fino a 499 dipendenti, quelle che dichiarano crescite nel fatturato sono green nel 49% dei casi (quelle non green si fermano al 39%).

Lo stesso vale per l’occupazione, con il 23% delle aziende verdi che segnalano un aumento del numero degli occupati (solo il 16% delle aziende non green oriented fa invece registrare una crescita del numero dei lavoratori).

Tra i settori coinvolti dalla trasformazione verde, necessaria anche alla luce del Pnrr, quelli dell’economia circolare (specie per quanto riguarda l’utilizzo di materiali riciclati e il recupero delle materie, l’ecodesign e l’allungamento della vita degli impianti produttivi), della tutela della biodiversità (con la riduzione dell’impiego di agrofarmaci e fertilizzanti, oltre che della carbon footprint) e, infine, dell’efficientamento (con il miglioramento dei processi produttivi per ridurre le emissioni e i consumi in fase di produzione, l’elettrificazione della mobilità e della logistica e il passaggio alle fonti di energia rinnovabili).

Complice la crisi energetica innescata dall’invasione russa dell’Ucraina, quello delle energie rinnovabili si conferma uno degli ambiti a più alto tasso di crescita.

Secondo Hunters Group, società specializzata nella ricerca di personale qualificato, in seguito all’approvazione del Dl 17 del 2022, il cosiddetto Decreto Energia, si sono aperte molte opportunità: rispetto al 2021, la società registra una crescita del 18% nelle richieste di professionisti capaci di seguire tutte le fasi di sviluppo dei nuovi progetti e nella conseguente realizzazione e attivazione dei vari impianti.

A oggi, le figure più ricercate sono i Business Developer, i Technical Operation Energy e gli Asset Manager: si tratta di ruoli che coniugano conoscenza dei territori e degli enti amministrativi con la padronanza delle norme specifiche del settore, per i quali si prevedono grandi margini di crescita.

Coerentemente con uno scenario energetico che, seppure non con la rapidità che sarebbe necessaria per fronteggiare la crisi climatica, si sta spostando sempre di più sulle fonti rinnovabili.

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