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10 Maggio 2023

Boom di dimissioni in Europa: il punto di Hunters Group

Hunters Group: boom di dimissioni in Europa. Siamo nell’epoca del Grande Turnover? Tra i paesi più colpiti da questo fenomeno compaiono l’Olanda, la Germania e la Francia

3,1%. È questo, secondo gli ultimi dati di Eurostat, il valore dei posti vacanti in Europa. Un record se pensiamo che nel 2021 era al 2,6% e nel 2019 al 2,2%. Tra i paesi più colpiti da questo fenomeno compaiono l’Olanda, la Germania e la Francia. Anche in Italia, però, la situazione non è poi così diversa: l’anno scorso si sono registrate circa 2,2 milioni di dimissioni, ovvero il 13,8% in più rispetto all’anno precedente.

“Ci sono – dichiara Silvia Movio, Director di Hunters, brand di Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale altamente qualificato – parecchie aziende che, negli ultimi tempi, hanno faticato ad attrarre e trattenere talenti e questo rappresenta un grosso problema. Non parliamo di offerte di lavoro fantasma, con stipendi ridicoli e zero tutele nei confronti dei lavoratori, ma di opportunità di carriera spesso davvero molto interessanti. Non dimentichiamo, infatti, che a fine 2022 il boom delle dimissioni volontarie ha toccato il suo picco massimo in Italia, Spagna e Francia. Un fenomeno che, in un modo o nell’altro, deve essere contrastato anche ripensando i modelli organizzativi”.

I numeri del Grande Turnover. Secondo in dati Eurostat, il tasso di posti non coperti avrebbe raggiunto i livelli massimi in Europa. Un fenomeno che sembra destinato a non rallentare, almeno nel breve periodo e che renderebbe il mercato del lavoro sempre più dinamico e che, se gestito correttamente, sposterebbe il potere contrattuale leggermente a favore dei dipendenti che sono sempre più motivati a cambiare lavoro e a scegliere un’azienda più affine ai propri valori o un’occupazione più vicina alle loro ambizioni.

“Assistiamo – aggiunge Silvia Movio – ad un fenomeno oggettivo e che, indipendentemente dal nome che vogliamo dargli, sta davvero cambiando il mercato del lavoro. Non è detto, tuttavia, che questa propensione al cambiamento si tradurrà sempre anche in stipendi più alti, contratti migliori o organizzazioni più efficienti, ma è certo che le aziende dovranno, nel minor tempo possibile, soddisfare le richieste dei lavoratori che sono diventati più selettivi ed esigenti”.

 

 

 

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