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07 Marzo 2023

Sanità, Nursing Up De Palma: «7mila giovani infermieri italiani sono fuggiti all’estero negli ultimi anni

Otre la metà di loro, trovate condizioni ideali in altre realtà europee, non avrebbe affatto intenzione di tornare. Sono i dati allarmanti delle società internazionali specializzate nella ricerca di personale qualificato. Chi arginerà questa emorragia destinata inesorabilmente ad aggravarsi?»

«Retribuzioni tra le più basse d’Europa, condizioni economiche poco gratificanti, offerte da bandi di concorso che a buona ragione vanno spesso deserti, carenze strutturali che si trascinano da anni nella sanità pubblica, tra turni massacranti e disorganizzazione: per quale ragione i nostri infermieri fuggiti all’estero dovrebbero decidere di tornare in massa a lavorare nel nostro sistema sanitario? E’ una domanda legittima che dovremmo porci»

ROMA 6 MAR 2023 – «Quanti sono gli infermieri italiani che, ad oggi, sono letteralmente “fuggiti” all’estero e che, alla ricerca di una legittima consacrazione professionale, economica e contrattuale, hanno alla fine trovato, negli ultimi anni, vere e proprie isole felici, in altre realtà sanitarie europee molto più gratificanti della nostra, e non intendono di certo tornare a casa?

Ce lo rivela una accurata indagine del team della divisione Engineering & Manufacturing di Hunters Group, società internazionale specializzata nella ricerca e selezione di personale altamente qualificato, sostenendo che sono 7mila i numeri ufficiali degli infermieri italiani che hanno trovato lavoro all’estero e che hanno scelto autonomamente di vivere lontano dal nostro Paese. 

Ma il dato ancora più impressionante è che il 55% di loro non ha alcuna intenzione di tornare, il 30% è in attesa di un concorso per poter rientrare, ma le condizioni offerte dalle nostre aziende sanitarie, in tal senso, non sono certo allettanti, e il 15% è indeciso sul da farsi. Le destinazioni più ambite non sono una sorpresa: su tutte Germania, Spagna, Belgio e Svizzera. 

Da cosa dipende la fuga di cervelli? La prima ragione è sicuramente economica: gli infermieri italiani, infatti, hanno gli stipendi tra i più bassi in Europa, ce lo ha ripetuto l’Ocse, ce lo hanno detto la Ragioneria dello Stato e l’indagine del Rapporto Crea Sanità. La loro retribuzione netta, secondo Hunters, si aggira intorno ai 1.400 euro al mese (1780 secondo la Ragioneria dello Stato al netto di straordinari e premialità, quindi con i numeri non siamo certo lontani), che sale a circa 2mila euro dopo molti anni in corsia e con un certo grado di specializzazione. 

 

 

 

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