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16 Novembre 2022

Informatica in crescita, ma continuano a mancare le competenze

Il settore segna un +7%, in controtendenza rispetto all’economia generale. La difficoltà di reperimento riguarda il 46,4% delle aziende. Tante le iniziative per colmare le lacune

L’informatica italiana nel 2022 stupisce con una crescita del 7% (30,77 miliardi di euro), in netta controtendenza rispetto all’economia generale. E questo avviene nonostante le pressioni inflazionistiche, la crisi energetica, i cambiamenti politici e le conseguenze della guerra in Ucraina. Questo il messaggio di sintesi che emerge dalla presentazione dell’aggiornamento dei dati 2022 dell’Assintel Report, la ricerca sul mercato Ict in Italia realizzata da Assintel-Associazione nazionale delle imprese Ict e digitali – insieme alla società di ricerca indipendente Idc Italia, con la sponsorship di ConfcommercioGrenke e Intesa Sanpaolo. Lo sguardo complessivo sul settore Ict mostra che la spesa delle imprese italiane cresce nel 2022 del 5,4% rispetto al 2021, raggiungendo i 36,3 miliardi di euro. Anche le stime per il 2023 seguono questa tendenza, arrivando a prevedere il superamento di quota 38 miliardi di euro per il nuovo anno. La spesa per l’It è quella che contribuisce maggiormente a questo andamento (la stima 2021-2023 è del +6,8%), mentre al contrario, nello stesso arco temporale, il valore del mercato business dei servizi di telecomunicazioni continuerà a diminuire (-3,5%), influenzato ancora dalla contrazione dei prezzi dovuta alla battaglia competitiva degli operatori. Il dettaglio sull’It ci restituisce un mercato che investe in progetti strutturati e di ampio respiro, considerando che il 48% di esso è costituito da grandi imprese, che hanno le capacità e l’organizzazione per farlo. In particolare, i Servizi It, dedicati allo sviluppo, all’integrazione e alla gestione di sistemi e applicazioni, crescono perché orientati a migliorare la resilienza dell’infrastruttura digitale: l’anno si chiuderà a quota 12,1 miliardi di euro, +6,2% rispetto allo scorso anno. La spesa per il Software ha la crescita più sostenuta (+10%, pari a 9,6 miliardi di euro), seguito dall’Hardware (+6,4%, pari a 9 miliardi di euro): entrambi continuano a sostenere l’evoluzione del lavoro da remoto, la migrazione verso il cloud e la trasformazione dei data center, anche qui per effetto di grandi progetti di trasformazione digitale. Le tre priorità di innovazione nei prossimi 12 mesi sono la modernizzazione delle infrastrutture e delle applicazioni aziendali verso piattaforme cloud, il miglioramento della resilienza digitale delle infrastrutture e della sicurezza e compliance normativa.

 

Aumenta l’emergenza competenze: a rischio il 46,4% delle assunzioni

Ancora in crescita la difficoltà di reperimento che riguarda il 46,4% dei profili ricercati, un valore superiore di circa otto punti percentuali rispetto a un anno fa. A indicarlo è il bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, sulle previsioni di assunzione da parte delle imprese a novembre (382mila). Cresce ancora, viene infatti sottolineato, il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro che interessa il 46,4% delle assunzioni che equivalgono a oltre 177mila profili dei 382mila ricercati. Mediamente sono necessari 3,9 mesi a trovare sul mercato i candidati di difficile reperimento. Per gli specialisti nelle scienze della vita (difficili da reperire nel 77,5% dei casi) si registrano punte di 7,5 mesi, 5,7 mesi sono necessari per i tecnici della gestione dei processi produttivi (65,6% la relativa difficoltà), 5,4 mesi per i fonditori, saldatori, montatori carpenteria metallica (69,5%) e per gli artigiani e operai specializzati nelle costruzioni (66,7%) e 5,2 mesi per i tecnici in campo ingegneristico
(65,6%). Un fenomeno che va di pari passo con quello dei Neet, giovani che non lavorano né studiano e che in Italia rappresentano il 20%, mentre in Lombardia sono 165mila. Da qui una guida realizzata da Assolombarda in collaborazione con Adapt: Mestieri e Competenze. Lo studio intende far fronte alle difficoltà da parte delle aziende di individuare e selezionare figure professionali dotate di competenze adeguate alla propria attività. Secondo la ricerca, c’è molto da fare. Le imprese, infatti, segnalano la debolezza di competenze trasversali da parte dei candidati: adattabilità, pensiero critico, capacità di lavorare in gruppo e comunicazione interpersonale sono gli aspetti che i recruiter fanno fatica a trovare nei giovani in uscita dai percorsi scolastici e universitari. Un fenomeno che prende sempre più forma, da un lato, a causa della rapidità con cui le trasformazioni in atto mutano i contenuti professionali richiesti per svolgere determinati mestieri e, dall’altro, in ragione delle rigidità normative che limitano le istituzioni formative nell’aggiornare la propria offerta didattica. In base al documento targato Assolombarda-Adapt, un fattore che alimenta tale difficoltà è la poca conoscenza dei percorsi della filiera professionalizzante: percorsi di istruzione e formazione professionale regionali, Ifts, Its Academy. L’assenza di orientamento e la scarsa attenzione all’esperienza lavorativa come possibilità di apprendimento, oltre che i pregiudizi che ancora perdurano sulla formazione “pratica”, hanno dunque un impatto negativo sul reperimento di figure specializzate da parte delle imprese. A ciò si aggiunge anche la perdita di attrattività di molti mestieri, ritenuti troppo faticosi, poco soddisfacenti e scarsamente retribuiti. «Nel mercato Ict, con particolare riferimento alle Software House e alle aziende di consulenza IT & System Integrator – spiega Roberto Albanese, Senior Consultant della divisione Ict & Digtal di Hunters, Brand di Hunters Group – tale mismatch è sempre più netto: la nascita di nuovi player e l’elevato turnover di professionisti, soprattutto nel ramo dello sviluppo software e delle infrastrutture, fa sì che i profili qualificati presenti all’interno del mercato siano molti meno rispetto al numero delle aziende che li richiedono. Il ventaglio di possibili sbocchi occupazionali per un laureato in una disciplina Stem, infatti, è estremamente ampio: scienze, tecnologie, ingegneria, ma anche farmaceutico giusto per citare alcuni esempi. Appare evidente, quindi, quanto sia pressante la richiesta di figure altamente specializzate che possano ricoprire nuovi ruoli, non tanto in termini di job title o ruolo identificativo, quanto in termini di competenze”. Quali sono i profili più richiesti? Nel settore energetico possiamo sicuramente citare il Business Developer, il Technical Operation Energy e l’Asset Manager. Sono tre figure essenziali per la definizione di tutti gli aspetti tecnico processuali e amministrativi per fare i giusti investimenti per la gestione degli impianti. Spostandoci su figure più trasversali a diversi settori, invece, troviamo l’ingegnere dell’automazione, che si occupa del concepimento, della progettazione, della realizzazione e della messa in servizio di sistemi meccanici di automazione per macchine, processi ed impianti. Un’altra figura estremamente strategica (e molto cercata) è, poi, il Project Manager, soprattutto nel settore dell’impiantistica, con le sue varie declinazioni; in questo caso al background tipicamente tecnico si aggiungono forti competenze gestionali e manageriali per poter seguire tutti gli aspetti della commessa. In ambito Ict, invece, ci sono ottime opportunità per il Software Developer/Software Engineer, il professionista che si occupa di digitalizzare ed ottimizzare i processi aziendali. Non mancano, poi, buone occasioni per i Data Engineer, Data Analyst/Scientist, per gli specialisti della Business Intelligence, ma anche per figure più trasversali come l’Analista Funzionale e il Project Manager

 

 

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