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07 Marzo 2023

Sanità. Nursing up: 7mila giovani infermieri all’estero in ultimi anni

Quanti sono gli infermieri italiani che, ad oggi, sono letteralmente ‘fuggiti’ all’estero e che, alla ricerca di una legittima consacrazione professionale, economica e contrattuale, hanno alla fine trovato, negli ultimi anni, vere e proprie isole felici, in altre realtà sanitarie europee molto più gratificanti della nostra, e non intendono di certo tornare a casa?

Ce lo rivela una accurata indagine del team della divisione Engineering & Manufacturing di Hunters Group, società internazionale specializzata nella ricerca e selezione di personale altamente qualificato, sostenendo che sono 7mila i numeri ufficiali degli infermieri italiani che hanno trovato lavoro all’estero e che hanno scelto autonomamente di vivere lontano dal nostro Paese.

Ma il dato ancora più impressionante è che il 55% di loro non ha alcuna intenzione di tornare, il 30% è in attesa di un concorso per poter rientrare, ma le condizioni offerte dalle nostre aziende sanitarie, in tal senso, non sono certo allettanti, e il 15% è indeciso sul da farsi. Le destinazioni più ambite non sono una sorpresa: su tutte Germania, Spagna, Belgio e Svizzera.

Da cosa dipende la fuga di cervelli?

La prima ragione è sicuramente economica: gli infermieri italiani, infatti, hanno gli stipendi tra i più bassi in Europa, ce lo ha ripetuto l’Ocse, ce lo hanno detto la Ragioneria dello Stato e l’indagine del Rapporto Crea Sanità.

La loro retribuzione netta, secondo Hunters, si aggira intorno ai 1.400 euro al mese (1780 secondo la Ragioneria dello Stato al netto di straordinari e premialità, quindi con i numeri non siamo certo lontani), che sale a circa 2mila euro dopo molti anni in corsia e con un certo grado di specializzazione. In Germania, nel Regno Unito o in Svezia, invece, lo stipendio medio si aggira intorno ai 2.500 euro netti mensili. In Svizzera, infine, siamo sui 3.300 euro netti al mese anche se dobbiamo considerare che il costo della vita è decisamente molto alto.

Il secondo motivo è legato, invece, ai contratti.

Solo uno su dieci in Italia, infatti, è a tempo indeterminato e questo porta molti professionisti a cercare opportunità migliori al di fuori dei nostri confini. Non è finita certo qui. Quasi ogni giorno nuovi autorevoli report, e a volte ne arriva anche più di uno contemporaneamente, corroborano le nostre denunce sulla difficile situazione della realtà infermieristica italiana, nell’ambito del desolante quadro di un sistema sanitario che non riesce a scrollarsi di dosso la nube nera che sembra averlo avvolto. Questo nostro comunicato, vuole mettere in evidenza, ai cittadini, e non solo agli operatori sanitari, quali siano al momento le reali difficoltà che il nostro Ssn sta attraversando. Ci riferiamo a lacune strutturali di vecchia data, all’interno della sanità pubblica, che da semplici crepe nelle mura, purtroppo non risolte, rischiano con il tempo di far crollare, al primo scossone, quello che è diventato un fragile castello di sabbia

 

 

 

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