Smart skill per smart factory: quali competenze per l’intelligenza artificiale?

Pensiero critico, creatività e intelligenza emotiva per governare l’AI

Oltre a Data scientist ed esperti di AI e Machine learning, depositari di competenze strettamente tecniche per l’analisi e la gestione del dato, è infatti auspicabile una cultura diffusa delle potenzialità dell’AI e una maggiore familiarità con la lettura dei dati.

“Dall’operatore di macchina al manager, servono soft skill di capacità analitica e spirito critico per usare bene i suggerimenti dati dalla macchina, da una miglioria di processo a una decisione strategica. Anche nel nostro lavoro di ricerca e selezione, per esempio, l’oggettivizzazione data dai sistemi digitali va confrontata e ponderata con il contesto, gli obiettivi, la progettualità specifica.

In pratica, bisogna prendere familiarità con l’AI per non subirla, ma utilizzarla con criterio. Tuttavia, è imprescindibile la necessità di una crescita del livello tecnico in azienda e, a fronte di una penuria di personale specializzato già pronto sul mercato, bisogna investire sui giovani, incontrarli, attrarli e rivalutare figure specialistiche diplomate e apprendistati in alta formazione, per esempio con gli ITS Academy. Bisogna inoltre puntare sull’aggiornamento continuo e su una sana contaminazione con l’ecosistema associativo, sia di categoria, sia tematico. Noi, per esempio, sediamo nel Consiglio di Anipla, l’Associazione italiana per l’automazione”, racconta Silvia Movio, Director di Hunters, brand di Hunters Group, società di ricerca e selezione.

Oltre una su due (52%) le aziende italiane che dichiarano di avere chiaro il vantaggio competitivo di investire in formazione continua sin dall’inizio della carriera, con la necessità nei prossimi anni di un grande reskilling professionale.

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